In passato, l’errore veniva spesso percepito come qualcosa di
assolutamente negativo, da evidenziare in rosso. Questa percezione poneva al
centro dell’attenzione i contenuti da trasmettere e la valutazione dell’alunno,
tesa ad demonizzare gli errori commessi, sottolineando la scarsa applicazione
da parte dell´allievo. Da una concezione esclusivamente negativa dell’errore
come azione da sanzionare, si è passati ad una visione positiva dell’errore
come risorsa, come punto di partenza per il successo dell’apprendimento e
quindi, come parte integrante del processo di acquisizione di una lingua
straniera.

Gli errori che avvengono con maggiore frequenza nell’apprendimento di
una lingua straniera derivano, nella maggior parte dei casi, dall’interferenza
della lingua madre e non solo dal livello di complessità dell’ argomento. Ad
esempio, tra gli errori piú frequenti commessi dagli italofoni, quando parlano
spagnolo, ritroviamo l’uso del doppio ausiliare nei tempi verbali composti,
mentre nella lingua spagnola i tempi composti si formano con un solo ausiliare:
una struttura piú semplice che però comporta un numero significativo di errori.
Il fenomeno delle interferenze si manifesta particolarmente in caso di lingue
affini, poichè è più forte la tendenza al transfer.
In conclusione, dobbiamo
incoraggiare gli alunni ad assummere un ruolo piú attivo nel processo di
apprendimento e sottolineare l’idea che chi non commette errori in classe é
perchè non partecipa, e questo é l´errore piú grande che si possa commettere, è
proprio questo che ostacola l´apprendimento.
Juan F. Aranda
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